Santo Piazzese, palermitano, è conosciuto dal grande pubblico avendo pubblicato, sempre con Sellerio, altri libri caratterizzati da una scrittura densa, barocca, umorosa, dominata da un amaro destino.
Giallista di grande talento, si scosta dai numerosi scrittori che praticano la materia, offrendogli storie vere (o verosimili) di grande impatto emotivo.
Questo vale in particolare per il suo ultimo libro, ancora edito da Sellerio, intitolato «Il soffio della valanga», nel quale troviamo sì le costanti del genere giallo, ma come allargate e diluite in un grande affresco che analizza coscienze, personaggi, situazioni, vite intere con una fermezza e sicurezza stilistica da romanzo epico.
Infatti il commissario Vittorio Spotorno, incaricato di risolvere il duplice omicidio della 127 azzurra, non solo agisce come sa fare, ma mette a fuoco, particolare dopo particolare, la sua stessa esistenza, così saldamente legata alla sua città natale e agli ambienti piccoli borghesi di quella città intrisa di mafia e di dolorosa inquietudine.
Tra i morti ammazzati c’è un suo vecchio compagno di scuola sicché i ricordi dell’infanzia si fanno fitti nella mente del commissario e i fili con il passato diventano sempre più forti e un pretesto per un’indagine parallela sulla propria vita trascorsa in situazioni sempre in bilico tra il bene ed il male: lui, Vittorio Spotorno, è diventato un rispettabile e credibile commissario di polizia, invece altri compagni di scuola sono diventati mafiosi con velleità da protagonisti.
Ciò facilita in un certo senso l’indagine poliziesca, ma nello stesso tempo mette di fronte il commissario a numerosi problemi di coscienza.
Deve muoversi con cautela, indagare e fingere di non affondare troppo la curiosità, inseguire certe piste più per allontanare sospetti che per raccogliere prove, pedinare ma senza strafare.
Un romanzo, quello di Santo Piazzese, ricco di colori e di emozioni, ma sostanzialmente malinconico, attento a cogliere le più lievi sfumature dell’animo umano.
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